Il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?

Ogni momento della sua vita Gesù lo vive per dare compimento ad ogni Parola scritta per Lui nella Legge, nei Profeti, nei Salmi. Quanto dona compimento alla Parola Lui lo vuole, lo desidera, lo cerca, lui lo vive con perfetta e immediata obbedienza. Quando invece non dona compimento, da lui sempre viene respinto con fermezza di Spirito Santo perché è per Lui vera tentazione. L’Apostolo Pietro si interpone tra Gesù e il compimento della volontà del Padre, Gesù respinge le sue parole con grande risolutezza e determinazione: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (Mt 16,21-23). Gesù in questa notte della Passione si reca nel Giardino del Getsemani per consegnarsi volontariamente a coloro che avevano già emesso la sentenza di ucciderlo consegnandolo ai pagani perché lo inchiodassero su una croce. Pietro ancora una volta si interpone tra Gesù e la volontà del Padre suo. Con una spada taglia l’orecchio di uno dei servi del sommo sacerdote. Anche in questo caso la risposta di Gesù è immediata: “Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Così agendo, Gesù insegna, prima di tutto ad ogni suo discepolo e poi ad ogni altro uomo, che ogni singola persona non deve mai permettere che tra la sua vita e la volontà di Dio, tra la sua vita e il Vangelo, latra sua vita e il bene da compiere, qualcuno si interponga per farlo deviare dalla retta via che è una sola: sempre e dovunque solo la volontà di Dio si deve compiere. Anche il proprio cuore si deve tenere lontano dalla volontà che deve spingere tutta la persona perché obbedisca al Signore. Anche dal proprio cuore ci si deve guardare, se si vuole obbedire al Signore in tutto. Nei Vangeli Sinottici viene riferito che Gesù governa il suo cuore con una potentissima preghiera innalzata al Padre: “Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!». Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,35-46). Se non fosse venuta la sua ora, di certo Gesù non si sarebbe consegnato nelle loro mani.

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». (Gv 18,1-11). 

È questa la verità che Gesù insegna ad ogni suo discepolo: al compimento della volontà del Padre ci si deve consegnare con volontà decisa e determinata. È con volontà decisa e determinata che Lui si incammina verso Gerusalemme: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51). Questa stessa verità è così attestata dalla Lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre (Eb 10,5-10). La Madre di Gesù ci ottenga la grazia di essere di volontà decisa e ferma per ogni obbedienza alla Parola di Gesù.